“Le previsioni c'erano. Non bisognava andare”

A seguito delle disavventure vissute da alcuni escursionisti domenica 8 febbraio a causa del forte vento in Lessinia e riportate in questo articolo de L’Arena, lo stesso quotidiano ha intervistato il nostro presidente Lazzarini. Riportiamo qui sotto il testo integrale dell’intervista, apparsa su L’Arena del 10 febbraio.

«Bastava leggere le previsioni prima di incamminarsi in montagna: domenica pomeriggio non era una data per uscire con le ciaspole», denuncia Gabriele Lazzarini, per anni impegnato nel Soccorso alpino e oggi nel soccorso piste, esperto del Cai in nivologia e valanghe. È anche presidente delll’associazione Meteo Monte Baldo che ha sito e pagina Facebook dove le previsioni del tempo sono date con accuratezza, mirate al territorio Veronese. «Il vento di domenica pomeriggio non era imprevisto, ma atteso ed era così pericoloso che alle 15 avevano chiuso tutte le stazioni sciistiche del Trentino e dell’Alto Adige.
Sul nostro sito già sabato mattina scrivevamo che nel pomeriggio i venti sarebbero stati in aumento e le temperature in lieve calo in quota. Chi aveva intenzione di fare un’escursione con le ciaspole in quota, doveva sapere a che cosa andava incontro e attrezzarsi di conseguenza».
La Lessinia, senza difese naturali di catene montuose e di foreste, è particolarmente flagellata dai venti e quello di domenica che arrivava da Est e Nordest era un vento freddo di tipo siberiano. Nei giorni precedenti erano state registrate raffiche attorno ai 100 chilometri all’ora: una velocità ragguardevole per chi è a piedi ed esposto. La stazione meteo del Baldo aveva registrato anche una raffica massima di 176 km/h. In queste condizioni è facile il formarsi di mulinelli portati dal vento che sferzano e feriscono se colpiscono gli occhi o la pelle nuda del viso, come ha fotografato lo stesso Lazzarini domenica al Passo del Brocon nel gruppo del Lagorai dove gestisce il soccorso piste. «È comprensibile lo spavento e il freddo patito dagli escursionisti nel mezzo della bufera», spiega Lazzarini, «anche perché il freddo percepito, quantificato attraverso l’indice wind chill (letteralmente freddo da vento o indice di raffreddamento) calcola la temperatura percepita tenendo conto anche della velocità del vento: se il termometro segna –10°C, la temperatura percepita può essere fino a tre volte più bassa con vento a 100 km/h».
I consigli dell’esperto in caso ci si trovasse in queste condizioni di freddo e ventosità: abbandonare i tragitti in cresta o sui crinali e scegliere itinerari di fondovalle; considerare che se si parte con vento alle spalle, al ritorno è possibile che la direzione non sia cambiata e ci si trovi con il vento in faccia; tenere sempre nello zaino una giacca anche leggera ma antivento, con cuciture termosaldate, utile per riparare da vento e pioggia. V.Z.

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Le raffiche di vento di domenica 8 febbraio sollevano la neve sulle creste del Baldo (foto Chiara Salzani).