Riflessioni invernali

Siamo già a marzo, ma l’inverno non è ancora finito. Il trascorso mese di febbraio ci ha riservato purtroppo una serie di gravi incidenti in montagna causati dalle valanghe e non solo. La voglia di sciare a tutti i costi ha causato parecchi incidenti mortali, coinvolgendo anche uomini del Soccorso Alpino come è successo nel bellunese la scorsa domenica.

Cerchiamo di dare qualche spiegazione non certo esaustiva, ma per dare qualche chiarimento ai tanti amici che ci seguono sul nostro sito Meteomontebaldo, che si saranno posti qualche domanda in merito. Si potevano evitare questi morti ? Col senno del poi non si può essere profeti, ma una qualche idea ve la propongo come riflessione a carattere meteorologico e climatologico.

Il mese di novembre, con giornate corte e poco irraggiamento solare, sarebbe stato un periodo ideale per accumulare la prima neve. Ma le temperature sono state elevate per tutto il mese, la nostra stazione dell’Osservatorio meteorologico Rifugio Fiori del Baldo ha registrato temperature quasi sempre positive, anche di notte, e sempre sopra la media. Molta pioggia ma niente neve. Il Natale è poi stato preoccupante per chi vive la montagna invernale come fonte di reddito. Disdette a non finire negli alberghi, con punte anche del 70%.

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Nell’ultimo giorno del 2014 il manto nevoso sul Baldo è ancora praticamente assente, come visibile dalle immagini della nostra webcam.

 

La prima neve, poca per la verità, si è fatta vedere solo alla fine di gennaio, e solo agli inizi di febbraio le precipitazioni nevose si sono dimostrate almeno sufficienti per la pratica degli sport invernali; ed ecco subito i primi incidenti mortali, due morti al Passo Brocon nello stesso giorno seppur con modalità diverse, e da allora si è continuato a leggere sui nostri giornali e TV la cronaca nera degli incidenti .

Perché? Bisogna tener presente un fattore molto importante: il terreno sottostante non ha mai gelato, è sempre rimasto alla stato autunnale. Inoltre, la prima nevicata abbondante (60/ 70 cm) ha avuto una consistenza di poco conto, intesa come peso specifico, e questo manto nevoso è risultato inconsistente e leggero. In pista, dove era stato battuto dai mezzi meccanici, era molto affidabile, ma al di fuori non consentiva il sostegno a chiunque si fosse avventurato in fuori pista sia con sci o snowboard o racchette da neve e scialpinismo. Cosi tutti questi sportivi si sono trovati in ambiente potenzialmente pericoloso. Basti pensare che in occasione dell’ultimo incidente, 5 persone, delle quali 2 erano del soccorso Alpino Bellunese, sono state travolte, seppur l’indicazione del pericolo da Valanga era di grado 2 cioè molto basso . Per chi non lo sapesse la scala del pericolo di valanghe va da 1 a 5.

Stiamo assistendo anno dopo anno ad un cambiamento climatico di notevole entità, e quindi ogni attività che facciamo all’esterno va interpretata con nuove attenzioni ed osservazioni.

Vi invito a seguire la nuova trasmissione su Rai 3 il Sabata sera (Scala Mercalli ) una trasmissione interessantissima condotta dall’esperto Luca Mercalli, già presente i primi giorni di Dicembre a Trento al congresso Matti per la Neve.

In quest’ottica vi riporto qui sotto anche un articolo apparso in questi giorni sul sito montagna TV, viagracanadapharmacybest affinchè possiate trarne alcune considerazioni.

Gabriele Lazzarini,

Pres.te MeteoMonteBaldo, S.V.I.-C.A.I.

 

 

Inverni sempre più corti: dal 2050 la neve durerà tre settimane in meno

INNSBRUCK, Austria — La neve ha le settimane contate. Qualcuno aveva già iniziato a sospettarlo di fronte alle bizze di quest’ultimo inverno, ma ora dall’Austria arrivano previsioni scientifiche che confermano i timori degli appassionati: entro il 2050 gli inverni saranno notevolmente più corti. Il trend di riduzione delle nevicate è iniziato già nel 1980.

Lo studio, battezzato “Snowpat”, è stato condotto dal ricercatore Ulrich Strasser dell’università di Innsbruck, che ha analizzato i dati sul clima degli ultimi 120 anni. A quanto pare, dal 1980 ad oggi le nevicate a bassa quota si sono drasticamente ridotte, le temperature sono fredde solo occasionalmente, e non c’è speranza di un’inversione di rotta. Secondo i ricercatori, nei prossimi 35 anni gli inverni si accorceranno di 2-3 settimane: nevicherà più tardi e il caldo primaverile arriverà molto prima.

E forse, in Italia, sarà anche peggio. Secondo un recente sudio condotto da Stefano Caserini, docente di mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano, il clima si è “scaldato” di più qui che nel resto del mondo. In Italia, il 2014 sarebbe stato più caldo di ben 1,45 gradi centigradi rispetto al trentennio 1971-2000, mentre il riscaldamento medio globale sarebbe stato “solo” di +0,46 gradi.