Le zecche sono ampiamente diffuse in molti ambienti naturali. Grandi come un puntino si mimetizzano facilmente fra l’erba e il fogliame. Per sopravvivere sono obbligate a nutrirsi di sangue: una necessità che le spinge ad aggredire indifferentemente gli animali e l’uomo.
Il loro morso è indolore, ma può costituire un’insidia per la salute, perché proprio attraverso il morso trasmettono pericolose malattie. Nel corso degli ultimi anni le malattie trasmesse dalle zecche hanno assunto una evidenza crescente in molti territori dell’arco alpino, interessando anche la nostra regione. Si tratta di forme morbose che non vanno sottovalutate, ma che si possono efficacemente prevenire attraverso l’adozione di alcuni semplici comportamenti.
DOVE E PERCHE’ FARE ATTENZIONE
Le zecche popolano abitualmente gli ambienti naturali (boschi, parchi, riserve, ecc). Di preferenza si insediano ad altitudini non troppo elevate (sotto i 1500 mt), in luoghi umidi e ricchi di vegetazione spontanea. Molto spesso stanziano nei prati incolti, ai bordi dei sentieri, sulle rive dei corsi d’acqua e nei territori di passaggio della fauna selvatica. Vivono sul terreno, mimetizzate fra l’erba alta, i cespugli e il fogliame. Negli ultimi anni, tuttavia, la loro presenza è segnalata anche in molte aree rurali ed urbane. Le zecche hanno un ciclo vitale che dura in media due anni, durante i quali realizzano tre stadi di sviluppo (larva, ninfa e forma adulta), ognuno dei quali richiede un pasto di sangue. Ad ogni stadio hanno i loro ospiti preferiti (piccoli roditori, lepri, conigli, volpi, uccelli e ungulati) ma possono sempre aggredire gli animali domestici e l’uomo, spinte dal bisogno di nutrirsi. Questa necessità le rende particolarmente attive dalla primavera all’autunno inoltrato.
COME SI NUTRONO
Per alimentarsi hanno sviluppato una particolare tecnica: si ancorano alla pelle dell’ospite, la trafiggono e iniziano lentamente ad aspirare il sangue. Purtroppo agiscono senza dolore e conclusa l’operazione del pasto si staccano e si lasciano cadere sul terreno. Questo fa sì che il morso passi facilmente inosservato. Durante il pasto possono trasmettere diversi agenti infettivi (batteri, virus, ecc), responsabili di malattie anche complesse, talora serie, non sempre facili da riconoscere. Poiché si ingorgano senza fretta è importante rimuoverle subito: prima si interrompe l’operazione del pasto, tanto minori sono i rischi per la salute.
Il morso delle zecche può trasmettere due importanti malattie: la malattia di Lyme e la TBE o meningoencefalite da zecche.
LA MALATTIA DI LYME
È un’infezione di natura batterica. Colpisce soprattutto la pelle, le articolazioni e il sistema nervoso, coinvolgendo talora l’occhio, il cuore e altri organi interni. Evolve a stadi progressivi e può avere un decorso cronico. Il segno più frequente e caratteristico è un arrossamento della pelle (eritema migrante), localizzato nella zona del morso.
La lesione compare a distanza di circa due settimane dalla puntura infettante (da 7 a 30 giorni) e tende lentamente ad espandersi. In alcuni casi la malattia può esordire con inusuale stanchezza, dolori ai muscoli e alle giunture, oppure con cefalea, paralisi del nervo facciale, difficoltà di concentrazione. Se non curata in fase iniziale può progredire e cronicizzare (con danni seri al sistema nervoso, alle articolazioni e alla pelle).
Per curare la malattia di Lyme è sufficiente l’assunzione di antibiotici nelle dosi, con le modalità e per i tempi prescritti dal medico. Una terapia corretta, iniziata tempestivamente, è la migliore garanzia di guarigione. La malattia non è contagiosa, non si trasmette per contatto diretto con l’ammalato o tra esseri umani. Non esiste un vaccino e ci si può ammalare più volte.
MENINGOENCEFALITE DA ZECCHE (TBE)
Le zecche sono responsabili anche di una malattia molto seria, che colpisce il sistema nervoso. Si chiama TBE o meningoencefalite da zecche. Inizia con febbre accompagnata da disturbi simili all’influenza. Non ha una cura specifica, ma si può prevenire attraverso la vaccinazione.
La meningoencefalite da zecche o TBE (tick-borne encephalitis) è una malattia (di natura virale) che colpisce il sistema nervoso centrale. Esordisce senza sintomi caratteristici, provocando febbre e disturbi simili influenzali. Può avere un decorso serio e potenzialmente grave. Solitamente l’esordio è simile a quello dell’influenza con febbre, mal di testa e dolori muscolari che compaiono a distanza di 7-14 giorni dal morso di zecca. Dopo un periodo di relativo miglioramento (della durata di settimane) può ricomparire febbre molto elevata, con cefalea, dolore alla schiena, perdita di sensibilità e paralisi agli arti, confusione mentale.
Le manifestazioni più gravi rendono necessario il ricovero in ospedale e richiedono una lunga convalescenza. In taluni casi la malattia può avere conseguenze permanenti e invalidanti. L’infezione può tuttavia rimanere anche priva di sintomi, autolimitarsi ai disturbi iniziali o presentarsi subito in modo aggressivo e grave.
Non esiste una terapia specifica. Si può prevenire attraverso la vaccinazione. Il ciclo vaccinale prevede la somministrazione di tre dosi, per via intramuscolare, a intervalli periodici (dopo la prima iniezione, occorre effettuarne una seconda a distanza di 1-3 mesi e una terza a distanza 9-12 mesi). Successivamente è necessario sottoporsi a richiamo (il primo dopo 3 anni ed i successivi in base all’età e ai fattori di rischio). Prima di iniziare la profilassi é sempre opportuno acquisire il parere del medico. La malattia non è contagiosa, non si trasmette per contatto diretto con l’ammalato o tra esseri umani.
DIFENDERSI DALLE ZECCHE SI PUO’. IMPARIAMO AD EVITARLE
Le zecche non hanno nemici naturali e la possibilità di utilizzare mezzi chimici e attualmente molto limitata, ma si possono evitare con piccoli, efficaci accorgimenti.
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Prima dell’escursione: Indossare un abbigliamento appropriato, meglio se di colore chiaro (rende evidente la presenza delle zecche), in grado di coprire quanto più possibile il corpo (camicie a manica lunga, con pantaloni lunghi, infilando la camicia nei pantaloni e questi nei calzini); proteggere i piedi con scarpe alte sulle caviglie. Nei territori dove è nota la presenza di zecche è consigliabile applicare prodotti repellenti sulle parti scoperte del corpo e sugli abiti, seguendo scrupolosamente le avvertenze riportate sulle confezioni.
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Durante l’escursione: camminare sempre al centro dei sentieri, evitando il contatto con l’erba incolta, le foglie e i cespugli. Non sedersi e non sostare nell’erba alta o in prossimità di cespugli e vegetazione incolta. Ricordarsi che le zecche sono più attive dalla primavera all’autunno.
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Al rientro occorre spazzolare i vestiti con cura, lavarsi e controllare tutto il corpo (meglio se con l’aiuto di un’altra persona), senza trascurare la schiena e il cuoio capelluto. Al rientro a casa: spazzolare i vestiti e ispezionarsi con cura, dai piedi alla testa.
Se, nonostante le precauzioni, si trovi una zecca sulla pelle bisogna rimuoverla subito.
Per asportarla correttamente è necessario utilizzare uno degli specifici strumenti comunemente in commercio, afferrando la zecca quanto più possibile vicino alla pelle, staccandola con una trazione lieve e decisa. Qualora si usi una comune pinzetta a punte sottili, bisogna comunque fare attenzione a non schiacciarne il corpo. La zona va poi disinfettata, evitando prodotti che colorano la pelle (ad esempio, la tintura di iodio).
Dopo averla rimossa, è utile annotare la data della rimozione e attendere un periodo di 30-40 giorni per individuare la comparsa di eventuali segni di infezione. Qualora si manifesti un arrossamento in corrispondenza del morso, o compaiano sintomi generali di tipo simil-influenzale (febbre, stanchezza, dolori muscolari ed altro) è necessario consultare il medico, segnalando di aver subito un morso di zecca.
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Il contenuto della presente pagina è tratto dalla distribuzione “Occhio alle zecche” dell’Assessorato Regionale FVG alla Sanità redatto a cura del Dott. Maurizio Ruscio, direttore del S.O.C. Laboratorio Analisi Cliniche e Microbiologia dell’Ospedale di San Daniele del Friuli – tel. 0432 949351 – Presidio regionale della rete nazionale di prevenzione, sorveglianza, diagnosi e terapia della malattia di Lyme (DGR n. 3277 dd. 27.09.2002)