Bilancio dell'estate 2014

Eccoci all’appuntamento col bilancio stagionale visit this site della stagione appena conclusa.

Una stagione estiva che verrà ricordata per la molta pioggia, la molta nuvolosità e per una sensazione diffusa di mancata estate. Ma è proprio cosi?

Riportiamo il bilancio termico e pluviometrico elaborato dale CNR (disponbile qui).

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Notiamo come quest’estate sia risultata sulla zona del Monte Baldo in linea con le temperature medie registrate nel periodo 1971-2000, mentre a livello nazionale l’anomalia è stata di +0.3°C ,  dato che il Sud Italia ha fatto registrare temperature superiori alla media stagionale. Non dimentichiamo però che anche al Nord all’inizio di giugno c’è stata una decina di giorni con temperature di gran lunga superiori alla media.

A livello precipitativo, secondo l’analisi del CNR è piovuto circa il 25% in più rispetto alla media sulla zona del Monte Baldo, mentre l’anomalia nazionale è stata dell’8%.

Il bilancio stagionale elaborato da ARPA Veneto (www.arpa.veneto.it) parla di un’estate in cui è piovuto il 70% in più della media. Sulla zona del Baldo, sono caduti circa 400 litri per metro quadrato in più rispetto alla norma, che è di circa 300 mm Pertanto, è povuto più del doppio del normale. Lo scarto delle temperature massime è stato negativo e compreso tra 1 e 2°C, mentre quello delle temperature minime è stato trascurabile. Di conseguenza, le temperature medie giornaliere sono state solo di poco al di sotto della norma, con uno scarto di circa -1°C.

Anche MeteoTrentino ha stilato un bilancio della stagione estiva appena conclusa (www.meteotrentino.it). Anche se sul Trentino la quantità di precipitazione non è stata da primato, il numero dei giorni di pioggia è stato il più elevato mai osservato prima d’ora. Per esempio, a Trento i giorni piovosi sono stati 37 su 90, mentre a Castello Tesino sono stati ben 55. In pratica, è piovuto quasi un giorno ogni due in Trentino. Inoltre, la precipitazione cumulata fino alla fine di agosto in Trentino è stata superiore in tutte le stazioni alla media annuale.

Se ci spostiamo ad analizzare quanto accaduto un centinaio di km più a Ovest del Monte Baldo, notiamo che anche il bilancio stagionale stilato da MeteoSvizzera (www.meteosvizzera.ch) per il Sud della Alpi è sulla stessa linea. In Ticino, a basse quote lo scarto negativo è stato compreso tra 0.5°C e 0.9°C, e si sono misurati quantitativi di pioggia del 150-200% superiori rispetto alla norma; il soleggiamento stagionale è stato il 70-80% della norma.

Dalle analisi effettuate dagli uffici regionali di MeteoTrentino e Arpa Veneto, appare come l’analisi del CNR, di respiro nazionale, abbia probabilmente sottostimato lo scarto precipitativo della scorsa estate, e forse un pò anche quello termico.

 

Il rischio è anche dietro casa, intervista al presidente Lazzarini

Riportiamo l’articolo apparso su L’Arena del 10 gennaio , in cui il nostro presidente Lazzarini parla di sicurezza in montagna.

VERONA. Una nevicata breve e intensa. Seguita dall’allerta dei bollettini. Non serve: gli sciatori escono in cerca di «polvere» fresca, le valanghe cominciano a staccarsi, strato spesso e incoerente caduto troppo in fretta e seguito da temperature in rialzo, quasi autunnali. Da Natale in poi la somma delle vittime supera le dita di due mani. Nevicherà ancora, presto. L’allerta resta elevata (tra terzo e quarto grado su una scala di cinque) sull’arco alpino e sulle Prealpi.

Non esiste «montagna di casa», non c’è «campo giochi» sicuro. Il rischio non è però legato necessariamente alla pratica dello sci in tutte le sue forme, o all’escursionismo-alpinismo invernale, quanto a precise condizioni meteo-ambientali che, se non conosciute a fondo, generano le condizioni per l’incidente. La fatalità, in montagna come nella vita quotidiana, ha un peso, è la beffa inattesa: ma le tragedie di cui riferiscono le cronache recenti (e delle stagioni passate) quasi mai hanno a che fare con essa. Vale anche per il Veronese, per il Baldo e il Carega, terreno di escursione e di allenamento per molti amanti della montagna invernali.
TRAGEDIA NEL CANALONE. Tre anni fa la sciagura del Baldo: la discesa in un canalone apparentemente non insidioso sul versante occidentale, con partenza dalla dorsale di Tratto Spino, costa la vita a due ventenni di Malcesine, Matteo Barzoi e Luca Carletto. Si salva il dicassettenne Micael Benedetti: resta sepolto ma con il busto fuori dalla neve e il suo cellulare «trova campo» (in una zona di segnale di solito scoperta) e riesce a dare all’allarme. Ritorna alla vita, ma senza i suoi amici. Il film si ripete: nelle ultime settimane le vittime, dal Vallese alla Valle Aurina, dal Cortinese agli Appennini, si sommano. Triste contabilità che solo una conoscenza profonda dell’ambiente montano invernale può contribuire a ridurre.
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GABRIELE LAZZARINI (Istruttore di soccorso piste sci – fondatore della sezione veronese del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino Speleologico- Cnsas ed esperto di nivologia). «Lo sci alpinismo è stata la classica attività invernale ma negli ultimi decenni si sono sviluppate altre discipline invernali quali lo sci fuori pista (free ride) che per la verità solo nell’ultimo periodo ha coinvolto un numero notevole di appassionati , come lo «snowboard» e il camminare con racchette da neve, «ciaspole» (nome improprio ma molto usato). Queste attività hanno creato un afflusso  disordinato e caotico senza che però si sviluppase, in parallelo, una cultura di conoscenza della montagna invernale». «Credo – prosegue- che siamo rimasti molto indietro per quanto riguarda il capire la montagna ma certo l’uso e abuso di essa d’inverno è sotto i nostri occhi. Non siamo catastrofici: valuta il rischio e divertiti, potrebbe essere il motto. Ciò vale per tutte le attività invernali in montagna ma va ricordato che il rischio si può ridurre ma non ridurre a zero».
Rischio che si incontra, spesso anche sulle piste: «Gli incidenti sui tracciati preparati sono come quantità e pericolosità non più del solito. Nelle stagioni invernali si susseguono con andamenti alternanti. Sono in aumento, per tipologia, quelli legati all’uso della “tavola”, gli “snowboarder”. Nelle aree attrezzate allo scopo («snowpark») per la maggior parte si vedono ragazzi che si cimentano in queste aree attrezzati per acrobazie di tutti i generi . In una sola stazione di sport invernali di nostra competenza si sono verificati dal primo gennaio dicembre  2013 al 6 gennaio del 2014 una sessantina di incidenti in cui circa il 70 per cento sono da classificare come di “snowboarding”; in alcuni casi i coinvolti sono stati trasferiti con eli ambulanza per la gravità (sospetti traumi cranici), polifratture o lussazioni agli arti superiori».
Ha fatto scalpore l’incidente a Micvhael Schumacher. «L’attività in fuori pista ad ogni stagione riserva, purtroppo, situazioni gravissime, come vediamo dai giornali e dalle televisioni, spesso con informazioni non del tutto corrette, come l’incidente a Schumi: non sciava in fuori pista ma ha banalmente, battuto la testa, Attraversando l’ incrocio di due piste, osa del tutto banale se vogliamo, dal mio punto di vista; cose che vediamo spesso nelle nostre attività di soccorso in piste. Bisogna tener conto che quando si passa da una pista battuta dai mezzi meccanici il manto nevoso così compresso è di fatto molto più veloce al contatto con gli sci , la superficie non lavorata presenta un impatto diverso, pertanto un possibile sganciamento di uno o tutte e due gli sci, che non scorrono con la stessa velocità: ciò fa catapultare lo sciatore in avanti e se non si arretra immediatamente il peso del corpo, può accadere quanto abbiamo visto».
Ancora una volta la montagna è stata definita «killer», ma c’è il sospetto che sia ormai uno stereotipo: «La montagna, “valuta il rischio e divertiti”, ripeto, non è un killer , va comunque conosciuta. Negli ultimi tempi si è comunque approfondita la materia in nivologia e sempre più sviluppato come preparasi e conoscere in modo completo come evitare di trovarsi in aree a rischio elevato con la possibilità di essere travolti da valanghe. Nel 2012 – prosegue Lazzarini – ho partecipato ad un corso particolare tenuto dalla scuola dello Svi, Servizio Vanghe Italiano del Club Alpino Italiano, per apprendere le nozioni che se messe in pratica diminuisco del 90 per cento il rischio di trovarsi coinvolti in probabili valanghe. E ripeto: non esiste il rischio zero. Il metodo si chiama “3×3″ ed è stato ideato e sviluppato dalla guida alpina e maestro di sci Werner Munter, un vero “guru” delle valanghe. Consiste in un filtro di pianificazione che inizia a casa osservando le condizioni meteo nivologiche con vari passaggi si arriva sul luogo dell’escursione,dove verranno fatte le ultime valutazioni».
Quali sono comunque le precauzioni da prendere in ogni caso?
«Attrezzatura adeguata; tassativo l ‘A.r.t.v.a. (rilevatore elettronico ) con pala da neve, sonda: il primo indossato subito, sul corpo; nello zaino invece la pala da neve e sonda. Meglio, possibilmente, uno zaino “specifico”: ci sono in commercio dei modelli molto performanti, leggeri e non ingombranti; vi sono anche altre attrezzature più specifiche ma molto costose. Zaini  Con palloni gonfiati a Elio e così via….». «Tutto questo comunque – continua Lazzarini – non è un salvacondotto per le valanghe: non bisogna farsi travolgere, è ciò rimane la “prevenzione” primaria».
Resta un problema di divulgazione, forse finora,. nonostante lodevoli sforzi, ancora carente….
«Il Cai con i suoi organi tecnici, come lo S.v.i. e le scuole di sci escursionistico, il C.n.s.a.s Soccorso Alpino, Aineva che fornisce un servizio per tutta la stagione invernale di tutte le informazioni meteonivologiche precise per comprensori alpini ed appeninici. Rimangono infatti tre enti preposti a fornire tutti i dati del manto nevoso. Lo S.v.i – C.a.i / Aineva servizi regionali e Meteomont per servizi militari. Tutte queste fonti, attive 24 ore su 24, sono in grado di dare precisi sulla montagna invernale: e sono fonti gratuite…»
Quindi?
«Nei prossimi giorni avremmo un aumento delle temperature fino a 8° A 2000 mt sulle nostre montagne ,potete già immaginare cosa potrà accadere a chi farà attività in luoghi gia a rischio valanghe in questi giorni a livello 3 su 5 si prevede un aumento a 4. Questi livelli di pericolosità sono frutto delle precedenti nevicate sull’arco alpino con nevi molto umide e pesanti pronte a scaricarsi a valle. Le nostre montagne Monte Baldo e Carega ,saranno ad alto rischio su tutti i versanti pertanto tutti i pendii che superano i 28° / 30° di inclinazione sono potenzialmente pericolosissimi, finche non si tornerà ad una situazione climatica più invernale meglio evitare».
Per la prima volta si assite a un’incriminazione per «omicidio colposo» per una valanga con vittima («Il pm torinese Manuela Pedrotta ha infatti emesso la richiesta di rinvio a giudizio per i tre amici di Simone Caselli, 39 anni, di Maranello, morto travolto da una slavina il 9 dicembre 2012 sulle montagne di Sauze d’Oulx (Torino). Consulenze avevano accertato che i quattro sciatori avevano provocato la caduta della massa di neve.a provocate – Ansa): atto positivo o eccesso giuridico?
«La legislazione in merito in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo è regolamentata da una legge datata 24 dicembre 2003 n. 363. L’articolo 17 ( sci fuori pista e sci alpinismo ) al paragrafo 2) scrive come i soggetti che praticano lo sci alpinismo devano munirsi, dove per condizioni climatiche della neve sussistano evidenti rischi di valanghe di appositi sistemi elettronici per garantire un idoneo intervento di soccorso. Quanto agli aspetti giuridici del distacco di una valanga se esaminiamo attentamente la attuale situazione giuridica in Italia secondo la legge penale italiana i praticanti di sport invernali che provochino un distacco di una valanga possono andare incontro a conseguenze giuridiche anche con pene detentive. L’attuale contesto normativo italiano non conosce un’esatta definizione di “valanga”: rimango comunque dell’opinione che si può benissimo fare dello sci fuori pista attuando quei accorgimenti che si possono apprendere benissimo nelle varie sedi competenti ripetendo la frase “valuta il rischio e divertiti”».
Insomma, «neve sicura», dentro e fuori pista resta un obiettivo anche in un mondo in cui tutto viaggia ad alto tasso di adrenalina e con poco tempo per apprendere e metabolizzare tecnica ed esperienza…
«Dopo decenni di sci in tutte le condizioni climatiche e ambientali, alcuni punti importanti rimangono fondamentali, come l’uso del casco non solo ai ragazzi fino a 14 anni per legge (363 del 2003 ) ma per tutti; sulle piste VA mantenuta una velocità controllata, non ci si ferma sul tracciato ma ai lati, non sotto le contropendenze con scarsa visibilità».
Alcuni dati: la stagione invernale con più incidenti e morti sotto le valanghe è stata quella del 2009 -2010 con 45 morti , la media di vittime da valanghe in Italia dal 1986 al 2010 in media lineare sono state 19 ogni anno in incidenti mortali da valanga. Così suddivisi: scialpinismo 53%, freeride 20%, alpinismo 15% e per la quota rimanente altre attività e discipline».
L’ULTIMO INCIDENTE. L’ultimo incidente gravissimo causato dal distacco di una valanga, si è verificato domenica 5 gennaio 2014 in Svizzera del Canton Vallese travolgendo un gruppo di 7 persone, una guida e 6 allievi, che stava svolgendo un corso sulle valanghe a Pointe de Masserey cima delle Alpi Svizzere. Terminato il corso, il gruppo ha iniziato la discesa verso valle ma poco prima delle 15 a quota 2400 una valanga a travolto 4 di loro: tre sono rimasti illesi, hanno dato l’allarme ma purtroppo tre altri del gruppo sono morti nelle ore successive e uno versa in fin di vita. Dalle informazioni della Polizia Cantonale il distacco non sarebbe stato causato dal passaggio delle persone, ma spontaneo». Il rischi zero, appunto, non esiste.
(Per chi fosse interessato: Gabriele Lazzarini è disponibile a illustrare a gruppi Cai e associazioni il metodo «3×3» di Werner Munter. Contatti per incontri serali con video: 045/575677 AB- UFF.045/504472)

LA SEZIONE VERONESE DEL CORPO NAZIONALE DI SOCCORSO ALPINO E http://buytadalafilonline20mg.com/ SPELEOLOGICO. La Stazione di Verona del Soccorso Alpino e Speleologico opera da più di quarant’anni sul territorio veronese con precisi compiti istituzionali: contribuire alla vigilanza e alla prevenzione degli infortuni nell’esercizio delle attività connesse all’ambiente montano ed alle attività speleologiche; soccorrere in tale ambito gli infortunati, le persone in pericolo, i dispersi e recuperare i caduti, lavorando anche in collaborazione con organizzazioni esterne e concorrere al soccorso in caso di calamità in cooperazione con le strutture della Protezione Civile, nell’ambito delle proprie competenze istituzionali.
«Nell’ambito della prevenzione, ci preme indicare ancora una volta alcune piccole regole che possono evitare incidenti per chi si muove (a piedi, con le ciaspole, con gli sci) in ambiente innevato montano», spiegano gli operatori del Cnsas-Verona. «Sulle nostre montagne, soprattutto sul Baldo e il Carega, la distribuzione della neve è un po’ anomala per il periodo, con assenza di accumuli consistenti alle basse quote e “punto di viraggio” attorno ai 1700/1800 metri dove le precipitazioni invernali sono sempre state a carattere nevoso. Questo limite della neve piuttosto alto favorisce un certo tipo di escursionismo in stile estivo. Attenzione però che a quote maggiori l’ambiente cambia completamente e repentinamente».
In pratica «se arrivare al rifugio Fiori del Baldo è oggi relativamente semplice e possibile anche con un paio di normali pedule, appena poco più su le condizioni costringono a scarponi invernali e, per chi ad esempio volesse spingersi verso il rifugio Telegrafo, all’uso dei ramponi e della piccozza. Le alte temperature di questi giorni e previste ancora fino a lunedì 13 (zero termico ben oltre i 2000) favoriranno fino a sabato un aumento del pericolo di valanghe fino a grado 3, marcato, con possibilità di distacchi di neve bagnata e pesante causati proprio dalle alte temperature e da aspettarsi su versanti più ripidi (le classiche pendenze proprio del Baldo oltre i 1800m o di alcuni tratti del Carega) e più direttamente esposti all’azione solare (E-S-W), ma catalizzeranno anche un generale assestamento del manto nevoso, tanto che i bollettini prevedono una stabilizzazione del grado di pericolo a moderato (2) da sabato in poi, quando saranno comunque possibili, specie alle quote più alte e magari in prossimità delle linee di cresta, distacchi di lastroni superficiali che potrebbero slittare su strati deboli». «In questo caso – proseguoni gli operatori volontari del Soccorso alpino – l’effettivo pericolo non si limita più ai versanti esposti al sole, ma più in generale, e a prescindere dall’esposizione, a tutte quelle zone caratterizzate da pendenze considerevoli e che, per morfologia e collocazione, possono aver favorito accumuli consistenti».

di Paolo Mozzo

Prevedere il livello dei fiumi é possibile

Le abbondanti piogge degli ultimi due mesi hanno portato alla ribalta il tema della prevenzione dalle inondazioni e alluvioni. Sapere quanta acqua si riverserà nei fiumi dopo abbondanti piogge oggi é possibile grazie ai modelli idrologici, complessi sistemi matematici il cui obiettivo é modellare il comportamento dell’acqua una volta che, sottoforma di pioggia, è caduta sul terreno.

I modelli idrologici sono molto complessi, infatti al loro interno tutti i processi che avvengono nel sottosuolo devono essere rappresentati da opportune leggi fisiche sottoforma di equazioni matematiche. L’incertezza delle previsioni idrologiche così ottenute dipende da molti fattori, in primis l’incertezza sulla quantità di pioggia che penetra nel sottosuolo. Ottenere misure affidabili di pioggia é molto difficile, specialmente in ambiente montano, in cui le stazioni di misura sono prevalentemente concentrate nelle vallate o in luogi facilmente accessibili. Per questo le misure di pioggia prevenienti dai radar meteorologici sono largamente impiegate in questo tipo di previsione. Il radar meteorologico é  infatti in grado di misurare la pioggia con un’elevata risoluzione spaziale su aree molto vaste.

Le misure di portata dei fiumi assumono un ruolo fondamentale per questo tipo di problematiche, infatti permettono non solo di monitorare il livello dei fiumi in tempo reale, ma anche di verificare la correttezza delle previsioni idrologiche prodotte.

Riportiamo qui sotto un esempio di previsione idrologica. Si tratta di una previsione sperimentale per il fiume Verzasca, in Svizzera, prodotta dal WSL (Istituto federale di ricerca per http://buytadalafilonline20mg.com/ la foresta, la neve e il paesaggio della Svizzera). La previsione é stata ottenuta all’istante di tempo contrassegnato “init” nell’immagine, la linea blu rappresenta la portata del fiume osservata a posteriori, mentre le linee con gli altri colori  rappresentano diversi tipi di previsione idrologica ottenute con metodi e strumenti diversi tra loro. L’ombreggiatura grigia rappresenta l’incertezza della previsione.

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Su questa tematica é recentemente apparso un articolo sul quotidiano L’Arena (venerdi 7 Febbraio), a cura di Paola Dalli Cani, in cui il presidente di MeteoMonteBaldo Gabriele Lazzarini mostra come emettere allerte per i livelli dei fiumi sia effettivamente possibile mediante l’uso di stazioni di rilevamento e modelli idrologici. Ecco il testo dell’articolo:

Alluvioni, «serve una sentinella a monte». Lo dice Gabriele Lazzarini, «l’uomo delle nevi». «La sicurezza passa per la prevenzione e un sensore nell’Alpone, almeno a San Giovanni Ilarione», dice il veronese il cui nome fa rima con Corpo nazionale del soccorso alpino, Club alpino italiano, Servizio valanghe italiano, Federazione italiana sicurezza piste sci.
Settantuno magnifiche primavere ed un’esperienza lunga più di quarant’anni ne fanno uno dei più grandi esperti italiani in tema di neve. Ed è ai monti, quelli innevati in questi ultimi sette giorni, che invita tutti a guardare per capire cosa è accaduto a valle in questa settimana ma, soprattutto, per fare prevenzione vera partendo dalla conoscenza.
«Facciamo nostra l’esperienza della Valle d’Aosta», spiega Lazzarini. «Là da sei anni l’applicazione di un modello matematico abbinato ad alcuni sensori predice l’apporto d’acqua nei torrenti».
Solo qualche giorno fa ad una «sentinella» a monte dell’Alpone aveva fatto riferimento anche Sebastiano Lucchi, vice coordinatore della Protezione civile dell’Ana a Verona. Lazzarini guarda ancora più a nord, a partire dall’elemento che conosce meglio, cioè la neve (le sue tipologie, il suo peso) ma anche da quello che è accaduto nei primi giorni della settimana. Il comportamento anomalo dei torrenti, cioè i volumi robusti a monte e a valle una situazione pericolosamente quasi statica per ore ed ore, si spiega con la neve: «Aumento delle temperature legato allo scirocco (a cui le Prealpi veronesi e vicentine sono esposte) e con esso la pioggia, sommato alla presenza di una imponente massa nevosa, cioè i tre metri di media sulle Prealpi, sono una miscela esplosiva. Ecco da dove è arrivata quella mole imponente d’acqua che s’è vista nei torrenti in Val d’Alpone e nella Bassa», dice Lazzarini.
Il campanello d’allarme a lui era suonato domenica: «Il pericolo è rappresentato dalla tipologia della neve, molto molto umida e dunque con maggior peso specifico. La neve fonde a zero gradi e se a questo sommiamo le piogge arriviamo a una situazione di pericolosità estrema per l’apporto idrico dei sistemi fluviali delle Prealpi venete. E’ totalmente anomalo il grado 5 di rischio valanghe stimato per giorni e giorni: neve fresca e pesantissima, che vuol dire 300-400 chili per metro cubo».
Anomalia, dunque, «ma ampiamente prevista già nel 2008 al Climate change, il congresso di meteorologia italiana voluto dal Cai. Si predisse allora ciò che noi vediamo adesso».
Partire dalla conoscenza della neve, insomma, «che seppur condizionata da enormi variabili, quando fonde apporta un’enorme quantità d’acqua nei fiumi. Indicativamente ragioniamo a partire da 1 centimetro di neve che diventa 1 millimetro d’acqua, ma è solo un’indicazione di massima. Da noi ci sono accumuli spaventosi vicino alla pianura, siamo sulla scia del diluvio».
Soluzioni? «Importiamo la ricetta valdostana. Nel 2006, per stimare l’apporto d’acqua che con il disgelo sarebbe arrivata nei bacini idroelettrici, il Politecnico federale di Zurigo elaborò il modello matematico Eti (Enhanced temperature index) che, affiancato a punti di rilevamento, si rivelò efficacissimo anche per monitorare per tempo la crescita dei torrenti. La fusione della neve inizia con una rapidità impressionante ed imprevedibile, bisogna saperlo».
Per elaborare un modello matematico, però, serve tempo e studio: «Si può partire con l’installazione di centraline, anche in Val Squaranto, e la registrazione di quel che succede a valle a partire da quel che accade a monte: un dato di esperienza e uno storico è un punto di partenza. Il fattore tempo è cruciale», dice Lazzarini.
L’onda di piena arriva dopo due ore, due ore e mezza: un tempo sufficiente per far spostare auto e sfollare persone a valle in caso di pericolo. Per questo Lazzarini si mette a disposizione (348 0157830).

Gennaio 2014: più caldo e piovoso della media

…. se non ve ne foste accorti!

A parte gli scherzi, sono usciti i dati statistici del CNR sul mese di gennaio appena trascorso. Nelle mappe qui sotto sono rappresentate le anomalie di temperatura e precipitazione sull’Italia del mese di gennaio rispetto alla media 1971-2000. Come visibile, il mese di gennaio 2014 a livello nazionale è stato più caldo e piovoso del normale. La temperatura media nazionale è stata di 2,1 °C superiore alla media del periodo 1971-2000, un valore che ha portato il mese di gennaio appena trascorso ad essere il terzo più caldo dal 1800. Le anomalie maggiori si sono verificate al Nord-Est dove le temperature sono state tra 3 e 4 °C superiori alla norma. Dal punto di vista delle precipitazioni, l’anomalia nazionale è stata di +86%, con i valori maggiori anche in questo caso registrati sulle regioni nord-orientali dove si sono verificati apporti tripli o talora quadrupli rispetto alla media.

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Queste anomalie sono state causate dal continuo transito di miti perturbazioni atlantiche sulla nostra pensiola, e dall’assenza di invasioni di aria fredda proveniente da Nord o Nord-Est. Situazione che in montagna ha causato abbondanti nevicate, anche se solamente a quote medio-alte. L’innevamento sul versante sudalpino, infatti, é molto abbondante con accumuli che in alcuni casi sono da record. Anche sul Monte Baldo questa situazione ha portato ad avere importanti accumuli di neve, in particolare oltre i 1500-1600 metri dove la precipitazione é stata quasi sempre nevosa. Basti citare la misura del nivometro automatico della stazione ARPAV sulla Colma di Malcesine, che si avvicina al valore di 300 cm (nonostante tale misura risulti sottostimata a causa del trasporto eolico).
Per acccedere a tutti i dati climatici elaborati dal CNR:
http://www.isac.cnr.it/~climstor/climate_news.html

Il sito internet MeteoMonteBaldo si rinnova

Il sito internet dell’Associazione MeteoMonteBaldo si presenta da oggi con una veste rinnovata. Come potete vedere da queste pagine, l’associazione ha voluto creare un nuovo sito web, non solo per presentare i contenuti del vecchio sito in maniera più accessibile e moderna, ma anche per aggiungere nuove importanti informazioni.

Sotto il link Tempo Attuale si trovano tutte le informazioni riguardanti le condizioni atmosferiche misurate e osservate sul Monte Baldo. Il link ai Dati Meteo permette di visualizzare i valori dei principali parametri atmosferici misurati presso l’Osservatorio Rifugio Fiori del Baldo. In questa pagina vi é anche un collegamento alla pagina dei dati meteo misurati in località Tratto Spino, all’arrivo della Funivia Malcesine-Monte Baldo, gestiti da MeteoGarda. Vi é poi il collegamento alle immagini riprese in diretta dalla webcam installata all’Osservatorio. Da segnalare che la vista della telecamera non é fissa verso il Bresciano, ma ogni 10 minuti é possibile assistere ad una panoramica di circa 180 gradi che spazia dalle Prealpi Bresciane fino al Monte Carega.Vi sono poi due collegamenti a pagine esterne al sito per quanto riguarda il radar meteorologico, strumento in grado di rilevare la presenza di pioggia su una vasta area in tempo reale, ed il satellite meteorologico, con il quale é possibile vedere la nuvolosità presente sull’Europa e sulle Alpi. Il link Archivio Webcam costituisce una vera novità del nuovo sito internet. Infatti é possibile accedere all’archivio delle immagini della webcam dell’Osservatorio, andando a vedere le condizioni meteorologiche osservate in precedenza. Tale archivio costituisce una spettacolare miniera di fotografie di interesse geografico, meteorologico e in generale ambientale. Si possono visualizzare le imagini riprese dalla telcamera nel passato, non solo per quanto riguarda la vista fissa verso il Bresciano ma anche per quanto riguarda le panoramiche.

Vi é poi un link alle previsioni meteorologiche elaborate dall’Agenzia per la Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV). Il bollettino ARPAV é sicuramente il più affidabile tra le tante previsioni che si trovano in rete, essendo elaborato in maniera specifica per la zona del Monte Baldo e, più in generale, per le Prealpi Venete e le Dolomiti. Presentiamo poi delle previsioni particolari (meteogramma) elaborate dal CISMA – Centro di Ingegneria e Sviluppo di Modelli per l’Ambiente – di Bolzano. Tale previsione é ottenuta con il modello numerico WRF per l’Osservatorio Meteorologico Rifugio Fiori del Baldo. Il meteogramma é facilmente leggibile, infatti oltre alla previsione dell’andamento dei principali parametri atmosferici si trovano anche le icone del tempo previsto.

La sezione articoli raccoglie gli interventi che vengono pubblicati sul sito, mentre la sezione Sicurezza in Montagna costituisce un vademecum per chi si accinge a svolgere un’escursione sui monti. La lettura di questa sezione é caldamente consigliata a chi vuole fare un’escursione sul Monte Baldo, specialmente se non ha molta esperienza con la montagna.

Vi é poi una pagina dedicata alla meteorologia alpina, e pharmacy viagra online in modo particolare agli studi meteorologici e climatici che sono stati fatti sul Monte Baldo. Tale pagina aspira a diventare un centro di riferimento per chi fosse interessato ad approfondire la meteorologia di montagna ed in particolare del Monte Baldo.

Vi sono infine due pagine dedicate rispettivamente all’Osservatorio Meterologico Rifugio Fiori del Baldo e all’Associazione MeteoMonteBaldo. Vi invitiamo a leggere tali pagine se siete interessati a conoscere la storia dell’Osservatorio e le sue caratteristiche, e a conoscere l’Associazione MeteoMonteBaldo. Buona lettura!